Dalla fine del XIII secolo, passando attraverso il dominio della Repubblica Veneta, il Regime Napoleonico e l’impero Austro-Ungarico, la frazione di Pesariis ha esercitato la gestione autonoma di un esteso territorio. Risalgono infatti al periodo tra il 1250 ed il 1275 i più rilevanti privilegi concessi da parte del Patriarcato di Aquileia a numerosi comuni della Carnia, tra cui Pesariis stesso.
Le concessioni perdurarono anche sotto il regime della Serenissima la quale molto si adoperò a tutela del patrimonio silvano, sia che si trattasse di beni dello stato – boschi “banditi”, riservati a fornire il legname per l’arsenale di Venezia- sia che riguardassero i beni in uso alle comunità locali. Ed anche se questi ultimi restavano, giuridicamente, di proprietà dello stato, il governo ne lasciava di fatto il godimento alle popolazioni montane, preoccupandosi però della loro destinazione.
Ne fu decretata perciò l’inalienabilità, per evitare che andassero nelle mani di privati e furono stabilite pene elevatissime – che potevano arrivare perfino all’esilio – per punire gli usurpi.
Nel territorio di Pesariis, quattro furono i boschi banditi per i bisogni dell’Arsenale di Venezia, detti da allora “delli remi”; gli altri rimanevano in godimento della comunità ed erano inalienabili.

Nel 1606, a causa dei continui usurpi da parte dei privati, la Repubblica fu costretta a nominare due periti, il Peretti e il Banderini, per rivedere lo stato dei beni comunali e predisporne un catasto ufficiale.
Come si è detto, i boschi e i pascoli in godimento comune fornirono alla non numerosa popolazione della montagna un certo grado di ricchezza, tanto da attrarre popolazioni o nuclei familiari più poveri e, di conseguenza, da rendere necessario stabilire regole in base alle quali la comunità stessa rendeva o non rendeva partecipe dei benefici i nuovi abitanti: il forestiero doveva cioé venire solennemente accolto nella comunità da parte dell’assemblea dei capifamiglia per acquisire i diritti sui beni di uso collettivo.

Il regime napoleonico, succeduto alla Repubblica Veneta nel 1797, sulla base dei principi rivoluzionari di affermare più rigorosamente l’uguaglianza del diritto, di laicizzare lo stato e riorganizzarne, accentrandole, le strutture amministrative, tese all’aggregazione dei piccoli centri a quelli maggiori e, con decreto del 1806, si trasferirono tutti i beni delle antiche comunità ai nuovi comuni.
I diritti di uso civico non furono aboliti, ma poterono essere esercitati da tutti gli abitanti delle frazioni senza prerogative per gli originari.

Nel 1810 tutte le comunità del Canale di San Canciano furono disciolte ed aggregate al comune di Prato e Pradumbli, nonostante l’opposizione ufficialmente espressa da parte della comunità di Pesariis, che contava allora 311 abitanti (in base alla legge napoleonica erano sufficienti 300 abitanti per costituire un comune); subito dopo, nel 1811, il Comune di Prato Carnico decise il concentramento delle attività e passività degli ex comuni divenuti frazioni, il che fu causa di notevoli malumori quando esso decise importanti lavori in favore del capoluogo sfruttando i redditi della frazione di Pesariis.

Dopo il passaggio sotto il Regno d’Italia e dopo anni di numerosi quanto vani ricorsi al Prefetto, i frazionisti chiesero che venisse concessa a Pesariis la separazione di interessi in modo che essa potesse provvedere da sé ai propri bisogni.
Il 19 gennaio 1896, a firma Umberto I e contrassegnato Crispi, fu emesso un decreto reale in cui si stabiliva che la frazione di Pesariis “è autorizzata a tenere distinte, da quelle del rimanente Comune, le proprie rendite e passivitˆ patrimoniali”.
Un successivo decreto del 15 gennaio 1899, firmato Umberto I e contrassegnato Pelloux, stabiliva inoltre: “È riconosciuta come territorio della frazione di Pesariis tutta quella parte del territorio del Comune di Prato Carnico posta a ponente dei torrenti Fuina e Salangians”. Più di un secolo fa inizi˜ quindi la storia dell’Amministrazione separata di Pesariis.

Dopo il decreto che stabiliva la pertinenza territoriale della frazione di Pesariis, infatti, il Comune di Prato Carnico si oppose, ricorrendo a vari livelli di giudizio contro il riconoscimento dell’appartenza alla frazione di Pesariis di tutti i beni registrati nel catastico del 1606. La causa – che durò quasi trent’anni- viene di seguito riportata per sommi capi.

Il Comune di Prato Carnico, citato il 31 agosto 1904 davanti al Tribunale di Tolmezzo “perché fosse giudicato essere di appartenenza esclusiva di essa frazione i beni tutti riconosciuti nel comune omonimo”, si oppose alla conseguente sentenza del dicembre 1905.
Contro tale sentenza il Comune di Prato Carnico fece ricorso alla Suprema Corte di Cassazione in Firenze, uscendone un’altra volta battuto, con conferma della precedente sentenza, il 13 maggio 1908.
Il 31 maggio dello stesso anno, la corte d’Appello di Venezia decise sulla questione: “… sono di appartenenza esclusiva della frazione di Pesariis i beni tutti che i periti Peretti e Banderini, con la loro relazione 30/11/1606 riconoscevano di essere di spettanza della villa di Pesariis”. Ma nel 1921, il Comune, esponendo la necessità di combattere la disoccupazione e di sovvenzionare il bilancio, disponeva una tagliata di boschi nel territorio di Pesariis.
Tale tentativo di sfruttare lo sfruttabile prima del responso della magistratura, veniva però impedito dai rappresentanti della frazione che ottenevano il sequestro giudiziario della zona controversa.

Il 6/10/1922 il Tribunale di Tolmezzo emetteva la sua sentenza, giudicando “essere di spettanza esclusiva della frazione di Pesariis tutti quei beni comunali esistenti nel suo territorio, e cioé quelli che stanno nella vallata del Pesarina a monte dei Rio Fuina e Salengians”.
La sentenza fu confermata da quella del 1925 della Corte d’Appello di Venezia.
A parte il contenzioso riguardante Pesariis, si sentiva in generale sempre di più la necessità di una legge che disciplinasse definitivamente la materia in tutto il regno d’Italia.
Da ciò l’emanazione della Legge Nazionale n. 1766 del 1927 che affrancò i diritti civici dal carattere di servitù, riportandoli alla loro vera natura di diritti di condominio, soggetti alle regole del diritto pubblico e quindi regolati e tutelati dallo Stato.
Ma, nonostante questa legge, i Commissari di Pesariis furono sollevati dall’incarico da parte della Giunta Provinciale Amministrativa, ritenendo che, una volta stabilito l’oggetto da amministrare, non fosse giustificata una speciale rappresentanza della frazione, ma fosse sufficiente la separazione, nel bilancio comunale, delle rendite e delle spese.
Il che fu peraltro disatteso per ben due volte di seguito (negli anni 1926 e 1927) quando le rendite dei beni di Pesariis furono utilizzate per portare a pareggio il bilancio dell’intero Comune.
L’entrata in vigore della Legge nazionale 1766 del 1927 sugli usi civici fornì nuovi pretesti al Comune di Prato Carnico, che non intendeva rinunciare ai ricchi boschi di Pesariis, ma il Commissario agli usi civici di Trieste diede ragione a Pesariis con sentenza del maggio 1930.
Il Comune, appoggiato dalla Prefettura fascista con lettera del 30/10/1930, pretese a quel punto che le rendite destinate a spese non indispensabili per la Frazione andassero a sollievo della restante popolazione e quindi del bilancio generale municipale.
In particolare, nel 1931 il Comune di Prato Carnico chiedeva alla frazione di assumere a carico del suo bilancio oltre metà delle spese di ammortamento di mutui contratti per il ripristino della strada del Lavardet e del ponte sul torrente Degano. Pesariis fece opposizione al Ministero dell’Interno e al Consiglio di Stato, sostenendo che tali opere andavano a vantaggio della generalità degli abitanti del comune.
La sua V sezione accolse il ricorso il 9/12/1932 e dichiarò “la ricorrente stessa non tenuta ad alcun particolare contributo a pareggio del bilancio del Comune di Prato Carnico” ed inoltre che le rendite dei beni patrimoniali assegnati alla frazione dovevano andare a profitto esclusivo dei frazionisti, tenuti soltanto a sostenere le spese ordinarie proprie della frazione stessa.

L’eterna diatriba tra frazione e comune  si concluse il 28 dicembre 1932, quando le parti contendenti firmarono una conciliazione presso il Municipio di Prato Carnico con la quale si dichiararono “del tutto definite le esistenti controversie di promiscuità di uso e godimento dei beni frazionali”.
La conciliazione stessa fu omologata con provvedimento del 21/3/1933 del Commissario Regionale per la liquidazione degli usi civici; il dispositivo conteneva anche i numeri dei mappali relativi ai terreni assegnati “in piena proprietà, suolo e soprasuolo”.

Stabilita finalmente la piena proprietà delle terre, nonché la piena autonomia amministrativa e patrimoniale, la personalità di diritto pubblico della frazione non può essere negata in quanto essa ha da far valere interessi che appartengono ai frazionisti uti universi, ossia in quanto collettività.
In base all’art. 64 del Regolamento 26/02/1928 n. 332, la Giunta Provinciale Amministrativa di Udine nominò quindi il primo comitato di amministrazione composto da cinque membri scelti tra i frazionisti. Le modalità di nomina furono in seguito modificate, principalmente in concomitanza con la fine della guerra ed il passaggio ad un regime democratico: attualmente il Comitato di Amministrazione è formato da cinque membri eletti dalla generalità dei cittadini residenti nella frazione ed iscritti nelle liste elettorali. A partire dagli anni Trenta, quindi, la frazione di Pesariis – grazie alle rendite provenienti principalmente dalla vendita del legname – si fece carico delle spese previste dalla legge comunale e provinciale inerenti in modo esclusivo la frazione stessa: manutenzione delle vie interne e delle piazze, culto e manutenzione del cimitero, illuminazione pubblica ed istruzione elementare.
Per tutte queste opere di manutenzione lavoravano operai regolarmente assunti e stipendiati dalla Frazione. Ma accanto alle spese di ordinaria amministrazione, da quell’epoca in poi numerosi sono i documenti nell’archivio frazionale sui progetti elaborati da generazioni di amministratori e tendenti da un lato alla valorizzazione del patrimonio frazionale e dall’altro al sostegno ai bisogni della collettività. Non tutti progetti che si sono potuti realizzare – vuoi per scarsa volontà politica, vuoi per mancato reperimento dei fondi necessari – ma che testimoniano la vitalità e l’attaccamento al “bene comune”.

È del 1930 la costruzione dell’edificio destinato a colonia montana in località Pradibosco, trasformato poi in albergo negli anni Settanta, così come risale al 1932 il progetto per la costruzione, a nord dell’abitato, di un edificio a due piani destinato ad asilo infantile, che comprendeva anche gli alloggi per il personale. Quest’ultimo progetto non trovò realizzazione, ma nell’immediato dopoguerra fu costruito nel centro del paese un grande edificio, il “CRAL”, dove trovarono sede un negozio di alimentari, una rivendita di sali e tabacchi, i bagni pubblici, la scuola elementare e una sala per proiezioni cinematografiche e rappresentazioni teatrali. Al pianterreno di questo edificio, nel 1964, grazie ad un contributo regionale poté essere realizzato l’asilo infantile che venne dato quindi in gestione all’ONAIRC (Opera Nazionale di Assistenza all’infanzia nelle Regioni di Confine) e che restò in funzione per più di una decina d’anni finché fu chiuso per ragioni di spopolamento.

Risale invece al 1942 il piano di sistemazione e di risanamento edilizio dell’abitato di Pesariis, di cui si ha testimonianza ad opera del fotografo pesarino Luigi Monaci (“Album Ritrovato”), che prevedeva la demolizione di alcune case del centro in quanto malsane e cadenti e la preventiva costruzione di una serie di case popolari per ricoverare le famiglie sfrattate. Il progetto tuttavia si arenò per tutta una serie di motivi, non ultimo il conflitto mondiale in corso, ma il complesso denominato “Casa della Pesa” venne molti anni dopo risanato – fortunatamente mantenendo la struttura originaria – ad opera del Comune. Altre opere riguardarono la realizzazione di fognature dinamiche – cioé a scorrimento continuo dell’acqua -, dell’acquedotto (in collaborazione con il Comune) e la pavimentazione in porfido del suolo frazionale. Numerosi poi furono i cantieri di lavoro per la manutenzione dell’abitato e dei suoi immediati dintorni, finanziati su progetto del Genio Civile dalla cosiddetta “Legge Fanfani”.

Sempre in base a questa legge era stato formulato, nel 1964, un progetto per la creazione di un comprensorio turistico in località Pradibosco e conseguenti sistemazione e ampliamento degli edifici dell’ex colonia per consentirne la conversione in albergo, cosa quest’ultima che fu invece attuata verso la fine degli anni Settanta.

Importanti furono anche gli interventi relativi alle politiche di sostegno alle famiglie residenti. Oltre alla già ricordata apertura dell’asilo infantile nel 1964 ed al mantenimento della scuola elementare, l’Amministrazione forniva un sussidio per la copertura delle spese scolastiche e per l’acquisto dei libri di testo agli alunni che frequentavano la scuola media. Inoltre, in collaborazione con la Parrocchia, organizzava annualmente colonie marine per i figli dei residenti.

Fino ad anni recenti la Frazione si è dunque occupata della manutenzione dell’abitato, ed ha pagato con fondi propri l’illuminazione pubblica fino al giugno 2006, quando è venuta a scadere l’ultima convenzione con il Comune di Prato Carnico in cui la frazione si era impegnata a versare un contributo una tantum a mo’ di rimborso per l’acquisto di attrezzature e per le manutenzioni dell’abitato.
Richiesto un parere alla Direzione Centrale Relazioni Internazionali, comunitarie e autonomie locali della Regione FVG, essa siè espressa definendo tali oneri come servizi pubblici essenziali (servizi “universali”, secondo il concetto europeo) e, in quanto tali, da erogare indistintamente alla generalità degli utenti da parte del Comune.

A partire dagli anni Ottanta, però, causa lo spopolamento che in generale colpì le zone montane ed il concomitante calo del valore del legname sul mercato, l’Amministrazione separata di Pesariis si limitò ad occuparsi soltanto della gestione del patrimonio boschivo, sia per quanto riguarda l’assegnazione delle quote di bosco in godimento gratuito ai residenti sia relativamente alla vendita di lotti di legname per far fronte alle spese di ordinaria amministrazione.